MICHAEL HARNER 

Traduzione a cura di Lorenza Menegoni

 

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Questo articolo è stato originalmente pubblicato sulla rivista della Foundation for Shamanic Studies, “Shamanism” (vol. 12, n.1, pp. 5-8, 1999). Viene qui pubblicato in italiano con il permesso di Michael Harner.

Da sempre gli sciamani hanno operato sulla base del principio che gli esseri umani sono parte della totalità della natura, collegati con tutte le altre forme biologiche e non superiori ad esse.

Questa concezione “pagana” è una delle molte ragioni per cui gli sciamani dell’Europa sono stati perseguitati dall’Inquisizione e gli sciamani indigeni, di altre parti del mondo, sono stati condannati dai missionari occidentali, che consideravano tale visione contraria al racconto biblico dell’origine dell’uomo. Infatti, non fu realmente fino alla pubblicazione dei libri di Darwin, The Origin of Species (1) e The Descent of Man (2), che gli occidentali cominciarono a riconoscere, spesso con riluttanza, la parentela dell’uomo con tutte le altre forme di vita. In altre parole, l’Occidente, attraverso la scienza, adottò finalmente quella stessa concezione per la quale, in precedenza, aveva perseguitato e ridicolizzato gli sciamani.

Un altro principio basilare dello sciamanismo, per lo più implicito, è che esistono due realtà e che la percezione di ciascuna di esse dipende dallo stato di coscienza in cui ci si trova. Perciò, coloro che si trovano nello “stato ordinario di coscienza” percepiscono solamente la “realtà ordinaria”, mentre coloro che si trovano nello “stato non ordinario di coscienza” possono penetrare e percepire la “realtà non ordinaria”. Queste sono entrambe chiamate realtà perché ciascuna è incontrata e sperimentata empiricamente. Si riconosce inoltre che ciascuna possiede le proprie forme di conoscenza e la propria importanza per l’esistenza umana (3).

La realtà non ordinaria non è una realtà consensuale e, infatti, se lo fosse, i praticanti sciamanici non avrebbero alcuna funzione, in quanto è loro compito modificare il proprio stato di coscienza e percepire con successo ciò che gli altri non possono percepire. Una delle caratteristiche distintive del praticante sciamanico è la capacità di passare volontariamente dall’una all’altra realtà con disciplina e scopo, per guarire e aiutare gli altri.

Un corollario di tale principio è che le entità individuali incontrate nella realtà non ordinaria sono esse stesse reali. Queste sono chiamate “spiriti” e sono considerate reali dai praticanti sciamanici, perché essi interagiscono con loro in prima persona. Questa interazione implica una percezione diretta con tutti i sensi. In altre parole, per il praticante sciamanico, l’esistenza degli spiriti non è una credenza o un’ipotesi, ma un fatto empirico (si veda anche l’articolo di Turner, 4). Nella realtà non ordinaria, i praticanti sciamanici regolarmente vedono, toccano, odorano e odono gli spiriti; perciò li considerano altrettanto reali quanto i loro compagni umani con i quali interagiscono nella realtà ordinaria. Nel corso del loro lavoro, i praticanti scoprono quali di queste entità siano i loro spiriti aiutanti personali, o spiriti tutelari, cioè quali forniscano informazioni attendibili e aiuto miracoloso nella guarigione.

Un altro principio chiave è che i membri viventi di ogni specie, inclusi gli umani, hanno anime, o spiriti personali che durano tutta la vita. L’anima è definita come l’essenza spirituale necessaria alla vita dell’individuo. Perciò è presente dal concepimento o dalla nascita fino alla morte, anche se il grado in cui è presente può variare. Dopo la morte l’anima continua ad esistere, come esisteva prima della nascita, ma il periodo di tempo durante il quale  esiste come entità identificabile può variare. Per i praticanti sciamanici, le anime sono entità identificabili perché le incontrano direttamente nella realtà non ordinaria, allo stesso modo in cui incontrano altri spiriti.

La concezione sciamanica circa la realtà degli spiriti è stata per molto tempo inaccettabile per la scienza occidentale. Anche se uno spirito, Dio, può essere talvolta invocato, come ha fatto spesso Einstein, gli “spiriti” o le “anime” sono altrimenti un anatema e inaccettabili come parte del paradigma scientifico. Questo atteggiamento ha le sue origini storiche negli attacchi della Chiesa cattolica verso tali pionieri della scienza come Galileo e Copernico durante il Rinascimento e la Controriforma. Come reazione, durante l’Età dell’Illuminismo, la scienza e la medicina occidentali decretarono che gli spiriti e le anime non esistevano e non erano perciò importanti per l’indagine scientifica e per la pratica medica. Mentre questa posizione è abbastanza comprensibile storicamente, la sua perpetuazione oggi limita i parametri della scienza, decretando a priori che certi fenomeni non possono esistere.

Come risultato di questa situazione, il progresso nella conoscenza occidentale è limitato da una scienza troncata e incompleta, il cui tallone di Achille è costituito dall’essere in parte fondata su una credenza non dimostrata: la credenza che gli spiriti, incluse le anime, non possono esistere. In realtà, naturalmente, la scienza non ha mai confutato la teoria dell’esistenza degli spiriti. E la confutazione di una teoria, o falsificazione, è il fondamento del metodo scientifico (si veda Popper, 5). Fino a quando la teoria dell’esistenza degli spiriti non è falsificata, non può essere logicamente ignorata. In altre parole, la posizione della scienza su questo assunto è alquanto non scientifica e, quasi per ironia, una questione di fede.

Di conseguenza, la ricerca sull’esistenza degli spiriti è stata lasciata in gran parte agli sciamani. Nel corso dei millenni, in migliaia di culture differenti nei diversi continenti, gli sciamani hanno condotto innumerevoli esperimenti di guarigione con i loro pazienti, spesso in situazioni di vita e di morte, ottenendo dei risultati che hanno costantemente convalidato la teoria dell’esistenza degli spiriti. Per questa ragione, gli elementi base delle pratiche sciamaniche indigene sono notevolmente uniformi in tutte le parti del mondo.

Il mio studio personale e diretto circa la realtà degli spiriti ebbe inizio nel 1961. A quell’epoca, e poi nuovamente nel 1964 e 1973, fui addestrato dagli sciamani di due differenti tribù dell’Alta Amazzonia. Negli stessi anni mi impegnai in ricerche approfondite sullo sciamanismo in tutto il mondo per identificarne i principi e le pratiche fondamentali e transculturali. Ho definito tali elementi fondamentali e comuni core shamanism[sciamanismo transculturale].

Oltre a praticare personalmente i metodi sciamanici, al principio degli anni settanta iniziai ad insegnare il core shamanism ad altri occidentali, perché lo applicassero alla propria vita e a quella degli altri. Negli ultimi quindici anni, sono stato assistito in questo programma educativo dai miei colleghi e docenti della Foundation for Shamanic Studies, un’organizzazione senza fini di lucro che ho fondato per studiare, ripristinare e insegnare lo sciamanismo e la guarigione sciamanica in tutto il mondo.

L’insegnamento e l’applicazione pratica dei principi e metodi del core shamanism hanno stimolato un rapido revival delle pratiche sciamaniche di guarigione in Occidente e altrove. Il core shamanism non si richiama ad alcuna tradizione specifica, ma fornisce invece un addestramento nei principi e nelle pratiche fondamentali che sono comuni alle differenti tradizioni sciamaniche. Perciò si presta in modo particolare ad essere utilizzato dagli occidentali che desiderano un sistema culturalmente neutro, o relativamente slegato da una cultura particolare, che essi possono adottare e integrare nella propria vita. Oggi il core shamanism rappresenta il modo prevalente di praticare lo sciamanismo in gran parte dell’Occidente.

Una presentazione introduttiva di alcuni principi e pratiche del core shamanism si può trovare nel mio libro, La via dello sciamano (6). Tuttavia il più importante insegnamento pratico, sia nello sciamanismo contemporaneo che in quello indigeno, non si può trovare nei testi pubblicati, non solo perché è largamente avvenuto in culture non letterate, ma anche perché è trasmesso da persona a persona mediante un’istruzione di tipo esperienziale, attraverso l’esempio, la comunicazione diretta dagli spiriti, come pure la pratica e la sperimentazione personale. Inoltre, gran parte di questo insegnamento esperienziale è inesprimibile, o quasi inesprimibile. Non si è quindi prestato ad essere facilmente comunicato agli antropologi e agli intervistatori occidentali, che si limitavano ad osservare dall’esterno tali pratiche senza parteciparvi in prima persona.

Lo sviluppo del core shamanism si è basato sulla combinazione dello studio comparativo e della ricerca sul campo in culture diverse, sulla sperimentazione continua delle antiche tecniche sciamaniche di guarigione e divinazione e sulla pratica effettiva di questi metodi con i pazienti occidentali. Ripetutamente abbiamo scoperto che l’esistenza degli spiriti è una spiegazione semplice e costante per i nostri successi nell’uso dei metodi sciamanici.

Per aiutare le persone interessate ad approfondire lo studio dello sciamanismo, desidero ora descrivere brevemente la strategia di ricerca che ho sviluppato in più di quarant’anni di pratica sciamanica, ricerca e insegnamento. Questa strategia non è solo mia, ma è anche quella di tutta la Foundation for Shamanic Studies.

Fondamentale per questa metodologia è il rispetto per le conoscenze spirituali che le culture sciamaniche hanno accumulato. Le persone indigene sono perciò viste come maestri, non come oggetto di ricerca. Se quello che ci insegnano sembra strano o incomprensibile, lo riteniamo un problema nostro, non loro -  una dimostrazione del nostro bisogno di apprendere nei loro stessi termini. Non importa quanto impossibili le loro affermazioni sembrino a prima vista, noi partiamo sempre dal presupposto che essi sanno di che cosa stanno parlando. Le loro concezioni non possono essere interpretate in maniera riduttiva, applicando prematuramente i paradigmi esplicativi occidentali. Per dirla in parole semplici, essi sono innocenti fino a quando non è dimostrata la loro colpevolezza; in genere, abbiamo scoperto che siamo noi colpevoli, se la loro innocenza non è provata.

La conoscenza diretta ed esperienziale viene cercata attivamente, dove e quando possibile, per ottenere una maggior comprensione dello sciamanismo e della guarigione sciamanica. Così, un altro aspetto basilare della mia metodologia è la seria osservazione partecipante, o “partecipazione radicale” nel linguaggio dell’antropologia contemporanea, perché non è sufficiente essere uno spettatore o un intervistatore. I primi esempi di partecipazione radicale, prima ancora che il termine fosse usato, includono gli etnologi Frank Cushing (che partecipò alle pratiche spirituali degli indiani Pueblo) e James Mooney (che partecipò alla Ghost Dance delle Grandi Praterie e aiutò a fondare la Native American Church). Essi andarono oltre i confini tradizionali dell’osservazione partecipante, come è normalmente praticata nella ricerca antropologica, spingendosi in ambiti molto più ampi delle normali attività quotidiane dei popoli che studiavano.

Lo studio comparato dei resoconti etnografici è pure una parte importante della strategia per  identificare l’uniformità delle pratiche e i loro effetti, anche se questi sono considerati impossibili secondo gli standard scientifici occidentali. Tra di esse si possono includere il viaggio sciamanico in altri mondi, le esperienze di smembramento, la possessione e la de-possessione, la comunicazione con i morti, la medianità, l’abilità di compiere divinazioni precise e dettagliate per delle persone totalmente sconosciute e la guarigione miracolosa.

Il passo successivo della mia metodologia è l’uso sperimentale di queste pratiche per determinare se i loro effetti sono confermabili. La possibilità di replicare i risultati dipende dalla scoperta, attraverso la sperimentazione stessa, dei principi di fondo operanti nello sciamanismo. Uno di questi è che esistono spiriti tutelari compassionevoli e disponibili ad assistere il praticante sciamanico per alleviare la sofferenza, il dolore e l’ignoranza spirituale. L’applicazione di tali principi permette ad altri di ottenere i medesimi risultati nella propria pratica.

In questa strategia sperimentale, sia i metodi induttivi che quelli deduttivi giocano un ruolo interdipendente, anche se l’induzione è particolarmente importante nelle prime fasi della ricerca. Con il progresso della ricerca, diventa possibile scoprire i principi deduttivi e, sulla loro base, predire certi risultati. Quando si utilizzano questi principi, incluso quello della realtà degli spiriti, i risultati sono così costanti e uniformi che è possibile insegnare dei seminari esperienziali a un gran numero di studenti e i risultati dei loro esperimenti saranno esattamente quelli attesi. Per esprimerlo in un altro modo, la Foundation for Shamanic Studies è un laboratorio sperimentale di sciamanismo, dove si conduce un lavoro pionieristico per sviluppare una scienza degli spiriti e dove gli studenti imparano a utilizzare le loro conoscenze della realtà spirituale per praticare con successo i metodi sciamanici.

Usando i principi base dello sciamanismo, incluso il principio dell’esistenza degli spiriti, gli studenti più avanzati, con l’aiuto dei loro spiriti alleati, sono in grado non solo di effettuare delle guarigioni sorprendenti, ma anche di compiere i classici rituali pubblici dello sciamano, come il rituale dello sciamano legato o dello “scuotimento della tenda”, conosciuto in una o nell’altra forma tra i popoli nativi del Nord America e dell’Artico. Se fossero stati soltanto spettatori, nella loro mente sarebbe rimasto il dubbio che si trattasse di un trucco. Ma avendo invece partecipato direttamente, essi sanno che non si tratta di un trucco, ma di un evento reale, come quando vengono legati strettamente con delle corde e le corde si sciolgono all’improvviso grazie all’intervento degli spiriti (7).

Fenomeni come questi possono essere spiegati secondo il principio scientifico della parsimonia; e la spiegazione più semplice e concisa è che gli spiriti sono reali. Con questo non si vuole suggerire che non si dovrebbero cercare spiegazioni scientifiche, o non spirituali, dei fenomeni sciamanici. Finora, tuttavia, nessuna spiegazione non spirituale dei fenomeni sciamanici più misteriosi e sconcertanti si è dimostrata così efficace come il principio della realtà degli spiriti - la qual cosa non sorprende in quanto è stata sperimentata e convalidata in culture diverse per migliaia di anni. Il fatto che le persone che l’hanno sperimentata appartenessero a culture non letterate e non indossassero camici bianchi, non rende meno degni di rispetto i loro esperimenti di guarigione, spesso condotti in situazioni di vita e di morte.

Non è mia intenzione qui cercare di persuadere qualcuno semplicemente con le parole, cioè di indurre il lettore a credere che ho ragione. Questo tipo di persuasione è caratteristico della realtà ordinaria, ma non è la strategia dello sciamanismo e dell’apprendimento sciamanico. Lo sciamanismo è un sentiero di conoscenza, non di fede, e quella conoscenza non può venire da me o da chiunque altro in questa realtà. Per ottenere quella conoscenza, inclusa la conoscenza della realtà degli spiriti, è necessario passare per il varco dello sciamano verso altri mondi e acquisire un’evidenza empirica.

La strada è aperta e il primo passo, come per il vero scienziato, richiede soltanto una curiosità sincera, una mente aperta e del coraggio. Una volta che si è passati per quel varco, i preconcetti sono sostituiti dall’esperienza diretta e uno può verificare da sé la validità del principio dell’esistenza degli spiriti. Un ammonimento, tuttavia, per coloro che sono nuovi a questa pratica: la vostra visione della realtà non sarà più la stessa, perché passare per quella porta segnerà l’inizio di un radicale mutamento paradigmatico, non solo per voi, ma alla fine anche per i parametri scientifici. La scienza allora non sarà più limitata e troncata da un postulato aprioristico, etnocentrico e cognicentrico, di ciò che è impossibile.

    *  Una prima versione di questo articolo è stata presentata al Convegno Annuale dell’American Anthropological Association, Filadelfia, 4 dicembre 1998.

Note

1.  Darwin 1958

2.  Darwin 1871

3.  Harner 1995, pp. 26-30, 58-59

4.  Turner 1992, p. 15

5.  Popper 1959, p. 63, pp. 68-69

6.  Harner 1995

7.  Harner, non datato

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Darwin, Charles, The Descent of Man and Selection in Relation to Sex, D. Appleton, New York 1871; trad. it., L’origine dell’uomo, Editori Riuniti, Roma 1983

Darwin, Charles, The Origin of Species, New American Library (Mentor), New York 1958 (orig. 1859); trad. it., L’origine delle specie, New Compton, Roma 1973

Harner, Michael, La via dello sciamano, Edizioni Mediterranee, Roma 1995; ed. orig. The Way of the Shaman, Harper & Row, San Francisco 1980

Harner, Michael, Dati sperimentali non pubblicati, n.d.

Popper, Karl R., The Logic of Scientific Discovery, Harper & Row, New York, 1959 (orig. 1934); trad. it., Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino 1970

Turner, Edith, “The Reality of Spirits”, in ReVision 1992