di Lorenzo Ceccon

Una Food Forest, o bosco commestibile, è un metodo di coltivazione a bassa manutenzione e ad alta sostenibilità che si basa sull’imitazione dell’ecosistema foresta ed incorpora piante da frutto, da legno, arbusti, ortaggi, erbe medicinali, piante da radice, fiori e animali.

 

Questo metodo di coltivazione nasce nella preistoria per assicurare la produzione di cibo in aree tropicali, infatti esso è tutt’oggi pratica comune in queste zone, dove è conosciuto con diversi nomi: “Huertos familiares”, gli orti di famiglia in Messico, “Pekarangan”, i giardini dall’architettura completa in Java, foresta giardino “Kandyan” in Sri Lanka.

Negli anni ’80 il termine “Food Forest” viene coniato da Robert Hart, che per primo adottò questo metodo applicandolo al clima temperato della Gran Bretagna. Le sue teorie sono poi state sviluppate da Martin Crawford della Agroforestry Research Trust e da permacultori come Graham Bell, Patrick Whitefield, Dave Jacke e Geoff Lawton.

Applicando il metodo di coltivazione di una Food Forest è possibile avere nel proprio spazio, piccolo o grande che sia, ciò di cui abbiamo più bisogno: cibo, erbe medicinali, legna, animali, ombra e protezione. L’ambiente grazie alle piante diventa nel tempo sempre più resiliente, generando anche aria, terreno e acqua puliti, con una biodiversità incredibile.

I prodotti alimentari, ottenuti grazie alla conoscenza ed al rispetto dei rapporti tra le diverse specie, sono biologici, a chilometro zero e garantiscono una dieta varia, equilibrata e salutare.

I 7 livelli della Food Forest

Robert Hart ha aperto la strada ad un sistema basato sull’osservazione della foresta naturale in cui è possibile osservare livelli ben distinti ma tutti collegati. Ha utilizzato la consociazione osservata nella foresta naturale, ossia mediante complesse interazioni le piante con la loro presenza aiutano le altre piante, per trasformare un piccolo frutteto di meli e peri già esistente in un paesaggio costituito da una policoltura di piante commestibili sviluppata nei seguenti livelli:

1-     Alberi di alto fusto (chioma primaria), “canopy layer”, come noci, gelsi, ciliegi, querce, castagni ma anche pioppi e aceri;

2-     Alberi di media altezza (chioma secondaria) “Low-tree layer, come noccioli, albicocchi, melograni, che comunque possono raggiungere grandezze non indifferenti;

3-     Arbusti, “shrub layer”, come mirtilli, lamponi, uva spina e ribes;

4-     Erbacee, “Herbaceous layer”di erbe e vegetali perenni, come cicoria, rucola e tante altre piante da orto.

5-     Rizomatose, bulbose e tuberose, “Rizosphere”, come aglio, cipolla , patate, zenzero, topinambur e rafano

6-     Tappezzanti, “Ground cover layer”, piante edibili che crescono orizzontalmente, come fragole e asparagi;

7-     Rampicanti e lianose, “Vertical layer”, come vite, kiwi, zucche, fagioli e passiflora.

Per progettare una foresta commestibile bastano un minimo di 3 livelli, e bisogna tenere conto dello sviluppo potenziale di ciascun vegetale in modo da poterlo collocare in armonia con gli altri.

A questi sette livelli va aggiunto anche il livello dei funghi e dei tartufi che forniscono cibo e scambiano sostanze nutritive con le altre piante aiutandole e difendendole.

Anche il ruolo degli animali e degli insetti è fondamentale, perchè lavorano il suolo modellandolo e rendendolo fertile semplicemente con la loro presenza, creano biodiversità ed equilibrano l’ecosistema. Questo tema è stato ampiamente affrontato da Bill Mollison, permacultore, che riporta nei suoi manuali numerose dimostrazioni. Ad esempio, i lombrichi facilitano la formazione di humus fertile e la ripresa del terreno in modo naturale veloce; le coccinelle, le lucertole e i polli svolgono l’importante funzione di eliminare gli afidi; le oche, golose di lumache, ne prevengono la presenza nell’orto.

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